Perché "parasociale" è la parola dell'anno 2025
Quando l’algoritmo ti conosce meglio del tuo migliore amico
C’è un momento preciso in cui tutti noi abbiamo smesso di fingere che fosse normale: quando una fan dello youtuber IShowSpeed si è autodefinita la sua “numero 1 parasociale” e, dopo essere stata bloccata, ha scritto tremando che avrebbe cancellato tutto pur di riavere il suo follow. Il post ha superato 11 milioni di visualizzazioni e ha fatto impennare le ricerche del termine “parasocial” su Google.
Ecco perché il Cambridge Dictionary ha scelto proprio questa parola come Word of the Year 2025: un termine che descrive la connessione che le persone sentono con qualcuno che non conoscono – o persino con un’intelligenza artificiale.
Forse finalmente, abbiamo deciso di guardarci allo specchio.
1. Una storia che parte da lontano: da Lord Byron ai Reels
Il Cambridge Dictionary fa risalire la prima relazione parasociale ai fan di Lord Byron, il poeta britannico considerato una delle prime vere celebrity della storia. Sì, hai letto bene: già nell’Ottocento c’erano donne che lo seguivano per tutta Europa, convinte di avere un legame speciale con lui. Lord Byron era praticamente il Justin Bieber del suo tempo.
Il termine vero e proprio nasce però negli anni Cinquanta: nel 1956 i sociologi Donald Horton e Richard Wohl coniarono “para-social” per descrivere come gli spettatori televisivi formassero relazioni con i personaggi dei programmi TV.
La differenza con oggi? Che quella sensazione di intimità a senso unico non è più confinata allo schermo della televisione. È ovunque.
Perché è importante: Capire che non siamo i primi a “innamorarci” di sconosciuti ci aiuta a normalizzare il fenomeno, senza giustificarne gli eccessi.
👉 Approfondisci la storia del termine sul Cambridge Dictionary Blog
2. I social hanno cambiato le regole: l’illusione della reciprocità
Prima di social media e internet, le persone parlavano comunque di ammirare star del cinema, atleti o personaggi pubblici con cui sentivano un legame. Ma era più che essere semplici fan: le relazioni parasociali riguardano una forte identificazione e un senso di connessione profondo.
La differenza oggi è che è più facile che mai formare relazioni parasociali grazie alla nostra presenza online, ai social media e all’accesso a un ciclo di notizie 24 ore su 24.
E non è un caso: le relazioni parasociali significano grandi soldi per le celebrity e per le industrie che nascono intorno a loro. Ecco perché Beyoncé è la regina del Beyhive, Lady Gaga la madre dei Little Monsters e i BTS comandano la loro ARMY. Ne parla approfonditamente la 👉 Cleveland Clinic nella sua guida alle relazioni parasociali.
Chicca nascosta: Molti fandom hanno nomi specifici per diversi tipi di fan. Nel K-pop esistono i “solo stan” (fan di un solo membro del gruppo) e i “multi stan” (fan di più gruppi o artisti).
👉 Leggi l’analisi di Billboard sulle dinamiche fan-artista
3. Il caso Taylor Swift: quando il fidanzamento diventa affare di Stato
Quando Taylor Swift ha annunciato il fidanzamento con Travis Kelce, le ricerche per “parasocial” sono esplose. La coppia ha scritto nel post su Instagram: “La tua prof di inglese e il tuo prof di ginnastica si sposano” un riferimento scherzoso proprio alla relazione quasi familiare che gli Swifties sentono con la cantante.
“Taylor Swift è fidanzata e non mi sono mai sentita così parasociale per qualcuno”, ha scritto una fan in un post diventato virale. Altri hanno condiviso video di sé stessi in lacrime di gioia. L’intera vicenda è raccontata nel dettaglio da 👉 Rolling Stone nel suo articolo sulla Word of the Year.
La cosa interessante è che questo tipo di coinvolgimento non è necessariamente patologico. Le relazioni parasociali possono aiutare gli adolescenti a formare un’identità e sviluppare autonomia. Immaginando relazioni e associando emozioni a persone lontane, abbiamo un “forum sicuro per sperimentare diversi modi di essere”, come spiega 👉 Time nel suo approfondimento sui benefici delle relazioni parasociali.
Pro tip: Se ti sei emozionato per il fidanzamento di una celebrity più che per quello di tua cugina, non sei malato. Sei umano. Ma forse vale la pena chiederti perché.
4. Il grido di Chappell Roan: quando i confini saltano
Nel 2024, la cantante Chappell Roan è diventata il simbolo di un problema che non si può più ignorare. In una serie di video su TikTok, ha detto chiaramente: “Se vedessi una donna a caso per strada, le urleresti dal finestrino dell’auto? La molesteresti in pubblico? Le chiederesti una foto e poi ti arrabbieresti se dice di no?”
La cantante ha rivelato che alcuni fan hanno pedinato la sua famiglia e scoperto dove lavora sua sorella. Tutta la vicenda è documentata da 👉 Salon nel suo articolo sui confini tra fan e artisti.
La maggior parte delle relazioni parasociali con le celebrity sono innocue: sono relazioni a senso unico in cui un fan ammira una celebrity o magari immagina cosa farebbe in una situazione difficile. In fondo, la maggior parte dei fan capisce che la loro relazione è immaginaria e non reciproca. Il problema emerge quando questa consapevolezza svanisce, come analizza 👉 CNN nel suo reportage sul caso Roan.
Momento wow: I manager artistici hanno sempre considerato rischioso per un artista parlare apertamente di questi problemi. Uno di loro ha descritto i commenti di Roan come “un pensiero che sarebbe meglio tenere per sé”, perché “la relazione con i fan è incredibilmente preziosa.” Ma forse è proprio questo il punto: serve un nuovo contratto sociale tra artisti e fan.
5. L’intelligenza artificiale entra in gioco: Il tuo chatbot è il tuo migliore amico?
Ecco il colpo di scena del 2025: le relazioni parasociali non riguardano più solo le celebrity. L’uso del termine è esploso quest’anno, soprattutto per le preoccupazioni sui legami che alcune persone stanno sviluppando con chatbot AI come ChatGPT.
Un report del 2025 di Common Sense Media, citato da 👉 CNBC nel suo articolo sulla Word of the Year, ha rilevato che il 72% dei teenager americani tra i 13 e i 17 anni ha usato un AI companion almeno una volta per supporto emotivo, per avere un amico, o addirittura come migliore amico.
Circa il 25% degli utenti di chatbot AI descrive benefici dalla relazione, inclusa una riduzione della solitudine e miglioramenti nella salute mentale. Ma altri (9,5%) riconoscono di essere emotivamente dipendenti dal loro chatbot, secondo una ricerca del 👉 MIT Technology Review.
Come ha spiegato Sherry Turkle di Harvard, i chatbot offrono una versione simulata e svuotata dell’empatia. Non capiscono veramente né si preoccupano di quello che l’utente sta attraversando. Sono progettati per tenerti felicemente coinvolto, e simulare empatia è solo un mezzo per raggiungere quel fine.
Perché vale la pena: Molte persone sembrano trovare l’empatia simulata piuttosto soddisfacente, anche se sanno che non è autentica. “Le persone ti deludono, ti giudicano, ti abbandonano, il dramma delle relazioni umane è estenuante”, dicono. Mentre la relazione con un chatbot “è una cosa sicura. È sempre lì, giorno e notte.” Lo spiega l’👉 Harvard Gazette nel suo approfondimento sui chatbot e la solitudine.
6. I tre livelli della relazione parasociale: dove sei tu?
Gli psicologi hanno identificato tre livelli di coinvolgimento con le celebrity, descritti nel dettaglio da 👉 Time:
Entertainment-social: descrive la “stragrande maggioranza” delle persone. Sono fan che apprezzano le abilità della loro celebrity preferita e amano condividere questo interesse con altri.
Intense-personal: accade quando le persone iniziano a interiorizzare i valori della loro celebrity preferita e genuinamente la considerano la loro anima gemella. “Fortunatamente, questa è una minoranza abbastanza piccola di persone.”
Borderline-pathological: si riferisce a persone che farebbero qualsiasi cosa per la loro celebrity preferita, incluse attività illegali. Circa il 3-5% delle persone con relazioni parasociali rientra in questa categoria, associata a problemi di salute mentale.
Pro tip: I segnali che la tua relazione parasociale sta diventando problematica? Mettere meno impegno nelle relazioni reali, spendere troppo per una celebrity, fraintendere brevi interazioni come qualcosa di più profondo, o litigare costantemente online per difenderla. Ne parla la 👉 Cleveland Clinic.
7. Il lato positivo che non ti aspetti: perché non è tutto da buttare
Ecco la notizia che forse non ti aspettavi: le relazioni parasociali sono psicologicamente potenti, influenzando pensieri, sentimenti e comportamenti in modi che rispecchiano le relazioni a due vie con amici e familiari.
Guardare il tuo programma TV preferito può ridurre i sentimenti di solitudine, e avere una connessione con un personaggio televisivo può persino influenzare chi voti alle elezioni.
Le relazioni parasociali possono aiutare le persone con bassa autostima a sentirsi più sicure e avvicinarsi al loro sé ideale. Chi ha stili di attaccamento evitante generalmente diffidente verso la vicinanza spesso si affeziona a personaggi TV con caratteristiche desiderabili che poi cerca di emulare.
Le ricerche recenti suggeriscono che le relazioni parasociali potrebbero non essere ultime risorse, ma piuttosto risorse sociali preziose che soddisfano molti degli stessi bisogni delle connessioni a due vie con le persone care e contribuiscono al benessere.
Momento wow: Uno studio su oltre 3.000 partecipanti, pubblicato su 👉 Nature, ha scoperto che le persone sentono che le loro relazioni parasociali sono più efficaci nel soddisfare i loro bisogni emotivi rispetto ai conoscenti in persona anche se meno efficaci rispetto alle persone care.
Detto tra noi
“Parasociale” è la parola del 2025 non perché siamo tutti diventati improvvisamente pazzi, ma perché finalmente abbiamo trovato il coraggio di dare un nome a qualcosa che facciamo da sempre amare persone che non ci conoscono. La differenza è che oggi i social media, gli influencer e l’intelligenza artificiale hanno alzato la posta in gioco. E la domanda non è se avere relazioni parasociali sia giusto o sbagliato. La domanda è: quanto spazio lasciamo ancora a quelle reali?
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